Capodanno 2015-’16
Sarebbe facile fare gli auguri di compleanno a Divieto di Sosta: basterebbe farli a Capodanno. Il primo è stato in Bosnia e ha fatto nascere le serate alternative e quel nome terribile che ci portiamo dietro come una colpa… Come se fossimo alternativi a qualche cosa. Che schifo di idea! Che pagliacci a pensare ad un nome così esclusivista… Alcuni, che ancora vorremmo con noi, non ci perdoneranno mai e poi mai e dovremmo dar loro ragione…
Il secondo Capodanno è stato nella Terra dei Fuochi in Campania: lì è nato questo blog che avete tra i pixel dello schermo, ma anche l’esperienza di Un’Italia in comune, il cui diario continua ad essere il giovedì almeno per un altro bel po’. Il terzo Capodanno era in Romania l’anno scorso e dopo c’è stato questo del 2016 tra un campo in Ungheria e un po’ di banalissima e poco alternativa montagna.
Dicevamo che “sarebbe facile fare gli auguri a Divieto di Sosta” se si capisse a chi farli. Tanta gente e quattro gatti. C’è chi legge e chi scrive; chi non si vede da anni e chi dovrebbe andarsene dalle balle; chi viene solo quando gli va e chi non viene mai ma c’è sempre stato. Una rete di relazioni, un crocicchio di persone, una piazzola di sosta per tutti finché non salta fuori il vigile… Ognuno ha la sua idea di ‘sta roba qui. Oggi io la riassumerei così: “Tutti vanno e vengono ed il bosco è pieno di eroi”, scriveva Hugo Pratt in Wheeling. Divieto di Sosta sarebbe questo? E a cosa serve? Come si fa ad attaccarsi disperatamente alla barzelletta del polisnauta? Alla balla del cittadino in movimento? Alla frottolona della persona attiva che si siede e ascolta? Spesso nel 2015 si è pensato di chiudere bottega. Si è promesso di serrar le finestre come gli abitanti del villaggio di Cecco il mugnaio. Si doveva fare! Aveva una marea di senso! Ma poi succede che mentre tutti vanno e vengono, alcuni si danno il tempo di fermarsi e succede che passano il Primo di Gennaio col culo in terra ad ascoltare altri che parlano di etica del rugby e di bicicletta, di transizione e di mazurke, di politica e di accoglienza ai migranti, di cooperanti in Ecuador e di India, di dormitori per senza fissa dimora e di legalità e antimafia…
Cos’é questo stare insieme? Cos’è questo articolo commemorativo di bassa autostima? Una captatio benevolentiae per lo sfrangimento di maroni delle rubriche che cadranno a fiumi per tutto quest’anno? Un prologo per due weekend in croce e un campo falsamente impegnato? Un inizio anno per un blog che è di tutti e di nessuno come una qualsiasi Dulcinea di don Chisciotte? Non c’è nulla di rivoluzionario in questo. Nulla! Eppure, caro Sancho, vacci a prendere la sella… E buon 2016 a tutti.